Il dott Andorno Corrado si è specializzato in chirurgia plastica nel 1991, effettua otoplastiche da più di 25 anni.
La passione per questo intervento lo ha portato a realizzare un sito dedicato specificamente all’otoplastica e alla chirurgia estetica orecchie, che è in grado di effettuare a 360°. Oltre infatti a trattare le diverse varianti di orecchie a sventola, corregge anche i difetti più rari delle orecchie, quali anomalie dell’elice, anomalie di forma e dimensione delle orecchie, anomalie dei lobi ecc.
Visita il suo sito www.otoplastica orecchieasventola.it per vedere le foto prima e dopo, i diversi tipi di interveti effettuati e i relativi costi.
Per l’esperienza, il numero di casi trattati, la qualità dei risultati, le differenti anomalie che è in grado di correggere. è il chirurgo plastico di riferimento in caso di .
Da lui provengono inoltre pazienti da tutta Italia per casi di otoplastica secondaria (pazienti già sottoposti ad otoplastica da altri operatori e che hanno avuto inconvenienti di vario tipo quali: insoddisfazione per il risultato, recidiva del difetto ecc.)
Per quanto riguarda l’età dei suoi pazienti il range va dai 7 anni ai 50 circa, con picco di maggiore frequenza tra i 12 e i 28 sebbene abbia operato pazienti con più di 50 anni.
Per quanto riguarda l’otoplastica nei bambini, non condivide l’indicazione di molti chirurghi ad effettuare l’intervento prima dell’età scolare al fine di evitare eventuali complessi che potrebbero derivare dagli appellativi dei compagni.
Essendo un intervento estetico, quindi di per sé non necessario, non è detto che il bambino lo desideri. Trovo che i sette anni costituiscano l’età giusta per intervenire, non solo perché a quest’età il padiglione ha raggiunto il completo sviluppo, ma soprattutto perché a quest’età il bambino può fare una scelta consapevole
Vi sono bambini che sfoggiano le orecchie a sventola incuranti degli appellativi e che per la loro simpatia e il loro carattere sono circondati da amici.
Vi sono bambini più chiusi nei quali le orecchie a sventola non fanno che complicare le loro relazioni e lo svolgimento dell’attività sportiva, piscina ecc, con risvolto sul carattere.
In questi casi l’intervento, se richiesto dal bambino, è di grande aiuto.
Per quanto riguarda i pazienti che effettuano l’intervento da adulti, le ragioni possono essere le più svariate. Pensavano che l’intervento fosse più complicato, che occorresse tenere la fascia per più giorni oppure raccontano che era un intervento che avrebbero voluto fare da tempo, ma al quale erano stati contrari i genitori prima, la moglie poi (dalla quale magari si sono appena separati…).
Questi pazienti si rammaricano sempre di non averlo fatto prima.
Grazie al passaparola, ai numerosi casi trattati nel corso di più di 25 anni, alla qualità dei risultati riceviamo spesso la richiesta .
I quesiti che ci vengono posti più frequentemente riguardano tempo che occorre tenere la fascia e quindi possibilità di tornare al lavoro, se esiste rischio di recidive, otoplastica laser, otoplastica non chirurgica, ear fold.
La fascia va tenuta per sole 48 ore.
Molti pazienti rimangono sorpresi di questo, perché riferiscono che on line reperiscono notizie differenti e contrastanti e chiedono come sia possibile.
La fascia va tenuta per sole 48 ore in quanto la sua funzione non è quella di mantenere il modellamento delle orecchie. Le orecchie alla fine dell’intervento sono già fissate nella posizione corretta e non hanno bisogno di nulla per restare in posizione. La fascia ha il solo scopo di prevenire il gonfiore che si verifica nelle prime ore dopo l’intervento. Per questo motivo trascorse le prime 48 ore la fascia viene tolta e le orecchie possono essere lasciate libere.
Ne deriva che il ritorno al lavoro e alle proprie attività è possibile dopo 48 ore.
In quanto i punti sono nascosti dietro le orecchie ed eventuali lividi e gonfiore sono nascosti dai capelli. Si può anche fare uno sahmpo neutro leggero facendo magari un minimo di attenzione.
Occorre applicare solo un po’ di pomata trasparente antibiotica sui punti nascosti dietro le orecchie.
Solo di notte per due settimane consiglio di portare una fascia leggera da tennis, giusto per proteggere le orecchie quando si gira la testa sul cuscino.
Giustamente molti mi chiedono.
Ma come fa a dire che alla fine del’intervento le orecchie sono già nella posizione corretta e infatti toglie la fasciatura dopo 48 ore, mentre altri suoi colleghi mantengono più giorni la fasciatura al fine di fissare il modellamento ed evitare recidive?
La domanda è decisamente pertinente, nel rispondere entro infatti nel tema fondamentale per evitare recidive.
Nel modellare la cartilagine occorre vincere completamente la resistenza elastica della cartilagine, in modo che durante l’intervento a fine modellamento l’orecchio rimane nella posizione desiderata quasi senza punti. Do comunque un punto riassorbibile in modo da mantenere e fissare il modellamento ottenuto per tutto il periodo necessario per la cicatrizzazione.
Se non si vince la resistenza elastica della cartilagine la recidiva parziale o totale è garantita, neppure se si chiede di tenere al paziente la fascia per più giorni.
La scelta di mettere punti interni permanenti per mantenere il modellamento e ovviare alla non eliminazione della resistenza elastica della cartilaginea può portare a diversi inconvenienti.
- recidiva parziale del difetto perché comunque vi è una forza elastica della cartilagine che
non è stata vinta.
- recidiva totale se si stacca il punto permanente (questo può derivare dal fatto che il punto in nylon può a lungo andare o in seguito a piccoli traumi tagliare la cartilagine).
- fastidio dato dal punto permanente che agisce contro una forza elastica e che si accentua quando si appoggia la testa sul cuscino.
- superficializzazione dei punti permanenti, esteriorizzazione, infezione, formazione di granulomi infetti da corpo estraneo con successive fasi di infiammazione e suppurazione, che richiedono re intervento, asportazione del granuloma cronico infetto attorno al punto, bonifica dei tessuti e effettuazione del modellamento a regola d’arte con eliminazione della resistenza elastica della cartilagine.
OTOPLASTICA LASER MILANO
Una domanda che mi viene spesso posta è se effettuo l’otoplastica laser, come se questa fosse una tecnica.
Il laser non è una tecnica, ma è uno strumento, così come può essere il bisturi o la radiofrequenza.
Il risultato di un’otoplastica, non dipende dal fatto se si usa il laser, la radiofrequenza o il bisturi o si utilizza uno strumentario francese piuttosto che tedesco, dipende solo da chi effettua l’intervento.
Così come nel tennis l’esito di un colpo non dipende dalla racchetta che si utilizza ma dal braccio (cioè dal giocatore).
Tant’è vero che nei casi di otoplastiche secondarie che vediamo (pazienti insoddisfatti del risultato per una correzione incompleta del difetto, recidiva del difetto ecc.) vi sono diversi pazienti a cui hanno effettuato l’otoplastica laser.
In questo caso la recidiva del difetto, non dipende dal laser (è solo uno strumento) dipende solo dal chirurgo che non ha avuto la pazienza di vincere tutta la resistenza elastica della cartilagine.
Dietro il risultato di in’otoplastica, c’è l’ascolto del paziente, l’analisi attenta delle orecchie, la scelta di tecniche di modellamento adeguate, la loro corretta esecuzione, la pazienza nel vincere completamente la resistenza della cartilagine, la cura dei dettagli. Dietro il risultato di un’otoplastica c’è un chirurgo con tutta la sua esperienza e passione per questo intervento.
Comprendi bene quindi come la tua scelta nella tua ricerca relativa a , deve essere basata sul chirurgo, non sullo strumento.
OTOPLASTICA NON CHIRURGICA
Alcuni pazienti che giungono alla nostra osservazione per effettuare l’otoplastica, ci chiedono se nel loro caso è effettuabile la cosiddetta otoplastica non chirurgica o tecnica di Kayé, che mi riferiscono viene presentata come tecnica all’avanguardia.
Trattasi di un intervento semplice e veloce che permette di modellare la cartilagine dell’orecchio senza praticare l’incisione posteriore, ma applicando solamente dei punti permanenti.
Tra i casi di otoplastica secondaria che sono giunti alla nostra osservazione vi sono pazienti che sono stati trattati con questa tecnica da altri operatori e che erano insoddisfatti per una correzione incompleta del difetto o sono andati incontro a complicazioni quali:
recidiva parziale o totale del difetto consegue al distacco dei punti permanenti, superficializzazione dei punti permanenti, loro esteriorizzazione e infezione, conseguente formazione di granulomi infetti con periodiche fasi di infiammazione, secrezione e suppurazione che hanno imposto la rimozione dei punti permanenti, la bonifica dei tessuti e l’esecuzione dell’otoplastica secondo le regole suddette.
Inutile dire che la sconsiglio questa tecnica
Il paziente che richiede l’otoplastica. spesso è un ragazzo che da anni sogna di liberarsi del suo problema e magari ha dovuto mettere da parte i soldi per l’intervento, in quanto i genitori sono
contrari. Non si può deluderlo nelle sue aspettative di un risultato perfetto naturale e definitivo.
EAR FOLD
È l’ultima dispositivo proposto dal mercato per la soluzione “definitiva” delle orecchie a sventola.
E’ una placchetta di ….che viene inserita sotto pelle attraverso un’incisione effettuata sulla faccia esterna del padiglione. Piegando la placchetta viene creata la piega dell’antelice. Per una migliore correzione può essere necessario inserire anche due placchette per orecchio. In questo caso occorre fare due incisioni per ogni orecchio, praticate sempre sulla faccia esterna del padiglione.
E’ possibile correggere asimmetrie della piega dell’antelice tra le due orecchie.
Dato che il neoantelice è mantenuto da queste placchette di metallo piegate, se l’orecchio viene tirato in fuori (festa di compleanno….) resta fuori, ma se si ripiega la placchetta l’orecchio torna in dentro. Non si deve permettere agli amici di abusare di questo, perché “dalli dalli si spiezzano pure i metalli”….
A parte gli scherzi, dato che la protesi è ricoperta da pelle sottile, occorre avere inoltre determinate accortezze per il seguente motivo
Una regola generale in chirurgia plastica è quella di inserire gli impianti sotto tessuti di un certo spessore, in quanto gli impianti a lungo andare possono dare atrofia e assottigliamento dei tessuti circostanti (per es. la protesi di silicone al mento può dare atrofia dell’osso sottostante).
Dato che la placchetta è ricoperta da pelle sottile, conviene osservare alcune precauzioni:
- non esporre al sole la parte per periodi prolungati e frequenti.
Il riscaldamento della placchetta unito alla possibile influenza sull’assottigliamento della pelle soprastante (già sottile), potrebbe comportare a con il passare del tempo la superficializzazione dell’impianto, la sua esteriorizzazione, infezione, con consegue ti fenomeni di infiammazione, secrezione e suppurazione, con necessità di rimozione dell’impianto se l’infezione non risponde a terapia antibiotica.
- durante la pratica di attività sportive evitare contatti o traumi che possano danneggiare la
cute che ricopre la placchetta, con esposizione della stessa, infezione ecc, al fine di
evitare tutto quanto sopra detto.
Da quanto sopra detto questo dispositivo non solo non può essere considerato un trattamento definitivo delle orecchie a sventola, per gli inconvenienti che possono insorgere anche a distanza di tempo dall’intervento, ma obbliga il paziente ad attenzioni particolari.
Cosi ché se prima il paziente in determinate situazione (mare, attività sportica ecc.) era condizionato a non esporre le orecchie per non farle vedere adesso nelle stesse è condizionato a proteggerle da eccessivo sole, possibili contatti o traumi sportivi al fine di evitare l’esposizione della placchetta e le conseguenti complicazioni
In pratica non risolve e si dimentica per sempre del problema come con l’intervento classico (eseguito a regola d’arte).
Se mio figlio soffrisse del problema delle orecchie a sventola, non lo sottoporrei ad intervento per inserire queste placchette. Questo non solo per il fatto che potrebbero insorgere problemi anche a distanza, ma anche per il fatto che dovrebbe avere determinate attenzioni in determinate situazioni (attività sportiva, mare ecc.) che lo condizionerebbero e lo limiterebbero, così come gli è sempre successo in passato a causa delle orecchie a sventola.
Lo sottoporrei invece all’otoplastica effettuata a regola d’arte in modo che si libera e si dimentica per sempre del problema, così da dire (come sempre capita dopo l’intervento classico) “perché non l’ho fatto prima”.