Se stai facendo una ricerca otoplastica laser Milano, probabilmente stai considerando un eventuale intervento alle orecchie a Milano
Ecco le foto prima e dopo e i prezzi dei diversi interventi alle orecchie effettuati dal dott Andorno Corrado
Il risultato di un’otoplastica, avere cioè una correzione completa, equilibrata, simmetrica e definitiva, non dipende se si utilizza il laser, il bisturi, la radiofrequenza (questi sono solo degli strumenti), dipende solamente da chi effettua l’otoplastica, così come nel tennis la perfezione e l’esito di un colpo, non dipende dalla racchetta che si usa, ma dal braccio, quindi dal giocatore.
Dietro una correzione completa ed equilibrata di tutti e tre i settori (parte alta, parte centrale conca, parte bassa lobo), simmetrica e definitiva non c’è infatti uno strumento, ma un chirurgo, con la sua esperienza e passione per questo intervento, attenta analisi preoperatoria, scelta di tecnica adeguata, sua corretta esecuzione, pazienza nel vincere completamente la resistenza elastica della cartilagine, cura dei dettagli ecc.
Il discorso dell’otoplastica laser è utilizzato a scopo di marketing, dato che nell’immaginario collettivo il laser è associato a qualcosa di più soft e all’avanguardia.
Si arriva perfino a dire che l’otoplastica laser è quella più adatta nei bambini…
(Sempre con propositi di marketing, nei bambini consigliano di effettuare l’otoplastica addirittura
prima dell’età scolare, affinché non sorgano complessi!
Si dimentica che essendo un intervento estetico, il bambino potrebbe benissimo non avere alcun interesse per questo intervento. Molti bambini infatti sfoggiano con disinvoltura le orecchie a sventola e grazie al loro carattere forte a alla loro simpatia, sono apprezzati e circondati da amici.
Quando indicato, personalmente consiglio di attendere i 7 anni di età, non solo perché a quest’età l’orecchio è completamente sviluppato, ma soprattutto poiché ora il bambino, se comincia a soffrire per questo difetto, può fare una scelta consapevole.
Infatti nella mia casistica, anche nei bambini effettuo l’intervento in anestesia locale, in quanto è un intervento fortemente voluto dal paziente).
Ritornando al discorso otoplastica laser, la prova che il laser di per sé non garantisce la perfezione del risultato, è che tra le otoplastiche secondarie che giungono alla nostra osservazione (pazienti già sottoposti ad otoplastica da altri operatori e insoddisfatti per qualche motivo) alcuni riferiscono che era stata effettuata otoplastica mediante laser CO2.
I motivi di insoddisfazione riscontrati sono correzione incompleta, recidiva parziale o totale del difetto ecc.
Occorre sottolineare che la recidiva del difetto ovviamente non è causata dal laser, questo è solo uno strumento, come può essere la radiofrequenza o il bisturi. La recidiva del difetto dipende solo dal fatto che il chirurgo che ha effettuato l’otoplastica (indipendentemente se avesse utilizzato il laser, il bisturi o la radiofrequenza), non ha eliminato completamente la resistenza elastica della cartilagine.
Allo stesso modo, la correzione incompleta di un orecchio nei tre settori (parte alta, parte centrale conca, parte bassa lobo) o la correzione non simmetrica delle due orecchie, non dipende dallo strumento utilizzato, ma dal fatto che chi ha effettuato l’otoplastica non ha fatto un’attenta analisi preoperatoria delle orecchie, da cui è derivata una non corretta pianificazione dell’intervento, con la conseguenza di un risultato non perfetto.
Da quanto detto, capisci come anziché cercare otoplastica laser Milano, conviene che ti concentri sul chirurgo più che sullo strumento.
Il tuo obiettivo non è quello di poter dire “ho fatto l’otoplastica laser”, il tuo obiettivo è quello di avere una correzione del difetto completa, simmetrica, definitiva e naturale.
Nella selezione del chirurgo le foto prima e dopo sono in assoluto l’elemento più importante da prendere in considerazione. Queste ci danno l’idea esatta dell’esperienza del chirurgo in questo ambito specifico, i tipi di interventi che effettua, la precisione con cui lavora.
Le foto più importanti su cui confrontare i chirurghi sono quelle frontali in cui si vedono contemporaneamente le due orecchie. Questo non solo in caso di otoplastica bilaterale, ma anche in caso di otoplastica monolaterale.
In caso di otoplastica bilaterale ci permette di vedere se le due orecchie dopo l’intervento sono corrette in maniera adeguata e simmetrica.
In caso di otoplastica monolaterale ci permette di vedere se l’orecchio operato dopo l ‘intervento è uguale a quello non operato..
Altri elementi su cui concentrare l’attenzione e che sono indizio della qualità dell’intervento che verrà effettuato in sala operatoria, sono quelli relativi a:
quanto tempo portare la fascia
tempi di recupero e ritorno alle attività
punti interni permanenti o riassorbibili :
Se l’intervento è fatto in maniera corretta, la fascia è sufficiente portarla per sole 48 ore.
Non è necessario per più tempo, in quanto alla fine dell’intervento le orecchie sono già fissate nella posizione corretta e non hanno bisogno di nulla per restare in posizione. La fascia che si applica alla fine dell’intervento ha infatti il solo scopo di prevenire il gonfiore che si manifesterebbe le prime ore postoperatorie.
(Le orecchie alla fine dell’intervento sono già fissate nella posizione corretta e non hanno bisogno di nulla per restare in posizione, in quanto è stata vinta completamente la resistenza elastica della cartilagine. La prova che questo è stato raggiunto, è che in sala operatoria, durante l’intervento, a modellamento terminato, l’orecchio rimane nella posizione e forma voluta quasi senza punti. Si da comunque un punto interno riassorbibile, per mantenere il modellamento per tutto il tempo necessario per la cicatrizzazione).
Il ritorno alle normali attività avviene pertanto 48 ore dopo l’intervento, quando cioè si toglie la fascia.. Eventuali lividi e gonfiore sono infatti nascosti dai capelli e occorre applicare solo un pochino di pomata antibiotica trasparente sui punti nascosti dietro l’orecchio.
La richiesta di portare la fascia per più giorni o l’utilizzo di punti permanenti con lo scopo di supplire, compensare il fatto che non è stata vinta completamente la resistenza della cartilagine, conduce inevitabilmente alla recidiva parziale o totale del difetto, conseguente all’allentamento dei punti o in alcuni casi al loro distacco. (sotto la forza elastica della cartilagine).
I punti permanenti inoltre, a parte dare fastidio continuo e dolenzia ad appoggiare la testa sul cuscino, possono superficializzarsi e andare incontro a infezione, con formazione di granulomi e conseguenti fasi alterne di infiammazione, secrezione e suppurazione.
In questi casi è necessario reintervento (otoplastica secondaria) innanzitutto per asportare i punti permanenti sedi di granulomi, dopo di ché, dopo aver sanificato il tutto, si procede nella stessa seduta ad effettuare otoplastica a regola d’arte.
Giungono da noi diversi di questi casi per otoplastica secondaria (pazienti già sottoposti ad otoplastica da parte di altri operatori ).
Dall’anamnesi risulta spesso che era stato chiesto loro di portare la fascia per più giorni ed erano stati utilizzati punti permanenti.